martedì 11 giugno 2013

Blind - SasuHina Oneshot


 Blind

 
Fanfiction sul manga Naruto.
Personaggi: SasukexHinata
Genere: lemon
Target: vm16
Il testo qui riportato è in versione limitata, senza contenuti troppo specifici. Per chi volesse continuare la lettura, ecco la Versione completa



La luna era incastonata in alto, accompagnata da tante stelle brillanti in un cielo limpido.
Finalmente lei, dopo una lunga giornata di lavoro, era tornata a casa.
Osservò per un secondo il legno scuro della grande porta a due ante, inserì la chiave nella toppa e la girò in silenzio, entrando cautamente nel piccolo ingresso. Si levò le scarpe per infilarsi delle comode pantofole e avanzando nel corridoio, notò che nessuna luce era accesa.
Non che il buio le dispiacesse o che non conoscesse la casa a memoria ormai, ma le toglieva quel senso di famiglia che era riuscita faticosamente a costruire.
Gli occhi si abituarono presto all’oscurità e in poco tempo fu in grado di arrivare alla sua stanza, dove bussò debolmente ed aprì senza aspettare il permesso.
Sasuke, immerso nell’oscurità, era steso sul letto, immobile quanto impercettibile.
Nonostante l’avesse sentita arrivare, grazie all’udito molto fine sviluppato negli ultimi tempi, non si era per nulla scomodato, aspettando che fosse lei a venirgli incontro.
«Sono tornata.» Hinata disse più a se stessa che all’interessato «Come ti senti?» chiese, sperando che il suo umore fosse migliorato da quella mattina.
«Come un’inutile cieco in uno schifoso letto da giorni.» replicò acido il ragazzo, calcando le parole che da settimane lo forzavano su un materasso e lo costringevano a pensare a quanto la vita fosse ingiusta.
Hinata sospirò senza reagire.
Erano settimane che andava avanti in quel modo, precisamente da quando, superato l’intervento agli occhi, Sasuke non aveva riacquistato la vista nei “tempi brevi” previsti dal chirurgo. Ogni volta che quest’ultimo passava per il controllo, blaterava qualcosa su maggior riguardo e maggior riposo, posticipando la data della sua guarigione e facendo innervosire il suscettibile malato.
L’ansia di un’operazione non andata a buon fine iniziava a pesargli parecchio, rendendolo più intrattabile del solito.
Hinata, senza fiatare, prese un catino con dell’acqua fredda, delle garze e la pomata che le aveva affidato il medico; poi nell’oscurità sostituì la vecchia fasciatura con una nuova.
Quando finì, si accorse di un cambiamento: i comodini della loro camera da letto sembravano più il ripostiglio di una birreria che degli antichi e costosi mobili d’antiquariato.
In particolar modo, dal lato di Sasuke, più bicchieri da cocktail erano poggiati in fila, con quantità diverse di liquido colorato al loro interno.
Uno in particolare, di un colore chiarissimo, destò la sua attenzione.
Hinata lo prese tra le mani, cercando di capire di che liquore si trattasse. Eppure aveva qualcosa di familiare...
«Daiquiri.» come se le avesse letto nella mente, cosa non troppo rara, Sasuke le fece tornare alla memoria il loro primo incontro.
__
Era arrivata da poco in quella discoteca, si era seduta al bancone e aveva ordinato un drink a caso.
Non aveva troppa voglia di trovarsi li.
La sua amica Ino doveva incontrarsi col suo ex in quel posto, per “chiarire” come mai lui avesse le mani nelle mutandine di un’altra due giorni prima del loro terzo mesiversario.
Hinata, troppo buona per dire di no, si era fatta incastrare come sostenitrice morale, ma in verità (e tutte le loro amiche lo sapevano) era li per evitare che l’esuberante Ino mangiasse vivo il ragazzo nel caso di una spiegazione poco plausibile.
I minuti passavano, la sua amica non arrivava e lei guardava ormai da troppo tempo delle ragazzine svergognate strusciare le loro forme sui truzzi che le incitavano.
Non le piaceva stare li. Cos’era venuta a fare?
Le ci volle una buona dose di pazienza per ricordarsi di star facendo un grande favore ad una cara amica.
Il suono sordo di un crack la riscosse dai suoi pensieri, facendola voltare di scatto: il cameriere si era avvicinato e le aveva posto sul banco un’ordinazione.
Le luci soffuse si infrangevano sul cristallo limpido del globet che le aveva appena servito, in cui tanti cubetti di ghiaccio emettevano un rumore smorzato.
Il liquido bianco, tendente al giallino, faceva bella mostra di sé nel suo bicchiere, adornato da un semplice spicchio di lime.
Eppure, lei non aveva ordinato quello... o così le pareva, dato che quelle bevande le sembravano tutte uguali.
Il barista, cogliendo la sua perplessità, le indicò la persona che doveva averglielo offerto.
Quando si girò in direzione del tizio, capì che era meglio sorridere e far finta di niente.
Adesso voleva davvero scappar via.
L’uomo, girato verso di lei, la teneva d’occhio per controllare bevesse o meno il drink e non sapendo che fare, prese in mano la coppa e la rigirava tra le dita, con evidente con sospetto.
Continuava a scrutarlo, ma non aveva il coraggio di buttarlo giù.
«Fossi in te non lo berrei.»
Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si era minimamente accorta del ragazzo moro che le si era accomodato vicino.
Doveva avere all’incirca la sua età, o forse solo qualche anno in più. La sua carnagione chiara era in netto contrasto coi capelli scuri e gli occhi color pece, mentre i vestiti firmati e l’aria tenebrosa gli conferivano l’aspetto del classico “bello e dannato”, genere che imponeva sempre una certa soggezione.
«Non lo vorrei bere, ma... mi osserva.» spiegò, indicando con un cenno l’uomo che gliel’aveva donato.
Lui la guardò stranito.
Il drink era una scusa e lei lo sapeva
Poteva essere drogato e lei era consapevole
Non ispirava nulla di buono e lei si faceva coraggio.
Insomma sapeva di non doverlo bere e lo teneva ancora in mano?
Certamente aveva qualche rotella fuori posto.
Sospirò togliendole il calice di mano e si rivolse al barista: «Porti un daiquiri decente. E ne faccia uno anche per me.»
Hinata, preoccupata, si girò per osservare la reazione -contrariata- del tale che le aveva mandato l’alcolico e lui, facendo finta di scrutare la sala a caso, aveva distolto subito lo sguardo e iniziato a strusciarsi contro una ragazza svestita quanto ubrica.
Mentre questo avveniva, notò il moro fissare l’individuo trucemente: se con gli occhi si poteva uccidere, sicuramente quel ragazzo sarebbe stato il primo, forse anche il più bravo, a poterlo fare.
Non tralasciando l’educazione, Hinata si rivolse verso di lui e lo ringraziò cortesemente. Dopodiché si presentò e chiese il nome del suo protettore.
«Sasuke.» rispose il giovane senza troppa convinzione.
Pensò di essersi imbattuta in un tipo abbastanza strano, o quantomeno particolare, ma l’arrivo dei daiquiri la distrasse.
Sasuke prese il suo calice e lo portò alle labbra, mentre lei guardò il suo smarrita e confusa.
Lo prese tra le dita e lo avvicinò, ispirando l’odore acre del lime che invadeva prepotentemente le narici.
«Cosa c’è?» chiese il ragazzo inquisitorio. Quella tipa faceva troppe moine al liquore.
Non si era imbattuto in un’alcolizzata, vero?
«Io non bevo alcol.» spiegò scostando il bicchiere.
Sasuke, per un verso sollevato, alzò un sopracciglio, scettico.
«E allora che ci fai qui?» non beveva, non ballava, era sola... che cazzo faceva in un posto del genere?
«E-ecco... a-a dire il vero mi hanno incastrata.» lui la guardò interessato, lei si sentì costretta a proseguire il racconto. «Una mia amica aveva bisogno di compagnia e quindi mi ritrovo qui...» meglio non raccontare tutta la storia.
«...da sola.» concluse infine per lei. «Ti conviene scappare via, pare che oggi ci sia il ritrovo dei peggiori elementi.» le consigliò.
«Ah. E tu sei uno di questi?»
Oh merda. Come aveva potuto permettere che un pensiero del genere le sfuggisse così!?
Sasuke fece un sorrisino sghembo.
«Può darsi.» ridacchiò sorseggiando il suo drink. «Comunque cambia giorno. Vieni domani, è la giornata dedicata agli analcolici.» continuò a far scivolare il liquido acre giù per la gola.
«V-vedrò cosa posso fare...» arrossì.
Nei cinque minuti -imbarazzanti- che seguirono calò il silenzio e siccome Ino non si era ancora presentata, Hinata salutò garbatamente e si dileguò da quel posto.
Portando a casa un quasi-appuntamento con un ragazzo semi-sconosciuto e che si descriveva come una (forse)cattiva compagnia.
Wow! pensò. Quella si che era una giornata anche troppo movimentata per i suoi standard.
___

«Come mai è qui?» chiese, avvicinando il calice al volto e inspirando il suo odore amarognolo.
«E’ passato il dobe con l’intenzione di ubriacarsi e si è portato dietro un bar.» spiegò e Hinata non parve sorpresa più di tanto.
Naruto, il miglior amico -parola grossa- di Sasuke, le aveva accennato che avrebbe provato di tutto pur di farlo rinvenire da quell’allettamento forzato: evidentemente riteneva l’alcol una buona idea.
«Perché non hai bevuto anche questo?» domandò insicura se fosse giusto fare domande dato il suo umore.
«Perché Naruto già mi ha fatto bere troppo.»
Infatti sei stranamente loquace, pensò Hinata.
«Potresti berlo tu...» le propose e lei tornò ad odorarne la consistenza.
Si distingueva chiaramente l’acre dei lime ed la loro fragranza forte, mentre il ghiaccio, quasi sciolto, aveva diluito di molto il composto.
Avvicinò il globet e fece defluire un sorso del liquido giù per la gola, che iniziò a bruciare e le fece riconoscere il calore prepotente del rum.
Non abituata a bere, si meravigliò della strana sensazione che quella bevanda le causava. Sentiva le viscere contorcersi e la voglia ingiustificata quanto autolesionista di provare un’altra volta quel torpore fastidioso.
Così distaccò le labbra carnose e dopo aver aspettato che quell’intenso gusto passasse, le leccò schioccando la lingua.
Sasuke, anche se bendato, girò la testa verso quel suono inaspettato e sensuale, attratto inconsapevolmente da quei gesti imprevisti.





-> Mi scuso per il link che rimanda ad un'altra pagina, ma siccome si tratta di una storia lemon, mi sembra giusto evitare a chi passi di qui per caso certe sorprese, dato che il blog non è a sfondo erotico o simili.



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